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Dammi tre parole: cuckold, bull e lei

My God, I recall one time with a huge cocker bull. He was safe and he rode her bareback. Eagerly when I slipped in after it was like a warm pot of custard. I couldn’t even grip to get off. But when she whispered; “I can’t even feel you.” And he chuckled….my cock exploded.

– Utente Reddit

La prima volta che ho sentito il termine triolagnia – oltre ad averlo letto distrattamente male un paio di volte – non sono riuscita a capire cosa fosse. Nessun campanello, nessuna relazione semantica con niente di noto. Ora, avete idea di cosa sia il cuckold? Beh, ecco, parliamone un po’.

In inglese col termine cuckold si intende quello che la commedia italiana ha definito come il cornuto, cioè un uomo la cui compagna o moglie intrattiene una relazione sessuale con una terza persona. Non avrebbero potuto identificare in modo più puntuale quello che è esattamente la descrizione di questa pratica sessuale.

Negli ultimi anni, come i trends di Google dimostrano, le coppie (etero e omo) che trovano attraente questa situazione sono nettamente aumentate. Apriamo una piccola parentesi, accennando a come alcuni studi ricolleghino questa pratica all’aumento dell’eccitazione che si realizza in situazioni di “competizione”, in cui, quindi, sono presenti più partecipanti o contendenti in un rapporto con una sola donna come per esempio nelle più classiche delle gang bang.

Sebbene questi risultati siano particolarmente interessanti, è necessario sottolineare che anche se nell’immaginario collettivo è l’uomo ad assumere la posizione passiva di osservatore del rapporto incestuoso, ci sono casi in cui invece è la compagna, detta la cuckqueen, ad assumere quel ruolo.

Per il resto dell’articolo parleremo di cuckold e non di cuckqueen – provando a fare meglio la prossima volta –  basandoci sulla diffusione maggiore del primo caso rispetto al secondo.

Alla base di questo feticismo vi è probabilmente una buona dose di masochismo da parte del cuckold, il quale desidera e trova piacere nel guardare la propria compagna essere sessualmente appagata da un altro uomo. L’altro uomo, identificato col termine bull, ha tendenzialmente un fisico molto virile e imponente, accompagnato da un pene di dimensioni considerevoli. È questo confronto che, generando un sentimento di inadeguatezza, aumenta l’eccitazione del cuckold.

Ovviamente, come per quasi tutte le fantasie, le motivazioni possono cambiare da individuo a individuo, e da relazione a relazione, e sarebbe sconveniente e forse presuntuoso cercar di trovare la ragion comune.

L’atto in sé può avvenire con infinite variazioni, il modello base comprende un compagno spettatore passivo e distante, che troverà un’interazione con la coppia solo quando i due avranno finito di intrecciarsi in modo hardcore e rumoroso e avranno raggiunto i loro esibizionistici orgasmi. Solo in quel momento, lui entrerà in lei per concludere il rapporto. La sensazione di avere un pene sottodimensionato, rispetto a quello del bull, il sentirsi incapaci di compiacere la propria compagna, il venir denigrati dalle risate dell’amante fanno parte del gioco, e hanno un ruolo importante al fine della realizzazione della fantasia.

Il modello base però può di certo essere accessoriato con gadget eterogenei che vanno dalla fellatio praticata dal cuckold al bull, fino al crampie dell’amante leccato via dallo stesso compagno a fine atto.

Ci sono modi e modi per giocare in questa situazioni, lasciando i ruoli ben definiti. L’importante, all’interno di una pratica, che sottintende una sofferenza (desiderata) mentale o fisica, è la fiducia da parte sia di tutti e tre i partecipanti, ma soprattutto all’interno della coppia.

Difatti, entrambi devono essere coscienti e ritrovarsi a condividere il medesimo interesse, affrontando i possibili rischi (possibili non inevitabili) e sentendosi in qualsiasi momento completamente a loro agio nei ruoli che, per questo gioco, hanno deciso di assegnarsi, essendo sicuri che la loro fantasia abbia le basi per tradursi in realtà.

Una conclusione trita e ritrita per un articolo che inizia a parlare di pratiche sessuali fuori dall’area del vanilla sex ma che crediamo sia sempre il caso di ribadire.

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Squirt | class 101

I’ve recently discovered that I can squirt! Or at least, I think I can. I’m 80% sure of it!
– utente di Reddit

Sappiamo tutti cosa si intende col termine squirt, no? Anche se il vocabolo porncategory-friendly lo cela un po’, altro non è che l’eiaculazione femminile. Come avvenga, cosa lo produca e soprattutto cosa sia effettivamente, ancora però non è del tutto chiaro.
Sebbene l’immagine del fiume in piena capace di irrigare terreni incolti è impressa nell’immaginario collettivo, la comunità scientifica non può (non trova il tempo?) di giungere a una conclusione su come descrivere questo affascinante fenomeno.

Già a partire dalla composizione del liquido zampillante sorgono i primi dubbi. La sua ricetta precisa è sconosciuta, quello che conosciamo è la variante della tradizione in cui sono descritte dosi approssimate, un pizzico di, due pugni di ecc. L’odore e il colore lo rendono chiaramente distinguibile dall’urina, ma chimicamente i due sono più simili di quanto si immagini. Per ora, quello che possiamo dire sulla sua composizione è che vi è un’alta presenza di liquidi prostatici, di glucosio, cannella e ogni cosa bella. Insomma, niente di chiaro su questo fronte; fonti non specialistiche confermano come accennato sopra che sì, le chiazze sulle lenzuola sono più facilmente lavabili della pipì, e qui si fermano.

Se passiamo a interrogarci su quale parte del corpo femminile lo produca, la risposta più quotata è: le famigerate ghiandole di Skele. Tranquill* se non vi è chiaro cosa siano e dove si trovino, vi basta immaginarle come delle instancabili produttrici di lubrificante naturale situate vicino al meato uretrale.

Riassumendo i forse appena accennati, possiamo concludere che lo squirt somiglia alla pipì ma non lo è del tutto, può essere paragonato al liquido prostatico maschile ma non fino in fondo. Insomma, ci è o ci fa?

Da tutto ciò, un’unica considerazione rimane confermata e cioè sì, l’eiaculazione femminile esiste. Ciò che è sicuro, infatti, è la correlazione fra la sua produzione e il raggiungimento del climax sessuale.

Accantonate le velleità scientifiche, ritorniamo sui nostri passi, facendo cadere le varie considerazioni accademiche all’interno di una vaga alzata di spalle. In linea ipotetica tutte le donne sono capaci di squirtare durante l’amplesso, ma spesso condizioni meccaniche e psicologiche non lo permettono.

Seppur il porno mainstream lo consideri alla stregua di uno starnuto, nel mondo reale solo una piccola parte della popolazione femminile è capace di venire squirtando. Essendo strettamente collegato alla stimolazione del punto-G, ed essendo il punto-G una zona erogena capace di differenziarsi da donna a donna, la situazione si complica.

Anche se il fantastico mondo di internet è strapieno di guide su come farlo, come farlo bene e tanto, fonti reali lo narrano come un fenomeno involontario, difficilmente gestibile, e totalmente autonomo. Ovvio che come alcune reazioni, anche questo può essere agevolato (e di questo ne parleremo in altri post), ma per ora mi limiterei a farlo ricadere nella stessa categoria del ginocchio che si impenna sotto il martellino del dottore.

Per concludere questa breve e accennata retrospettiva, che apre le porte a molti altri contributi è giusto lasciare una piccola nota di chiusura. Anche se è scontato parlare del fatto che prendere come modello le performance sessuali di esperti del mestiere, che spesso ricorrono a trucchi o comunque a esercizi per migliorare la performance, è quasi sicuramente causa di frustrazione, è sempre meglio averlo presente.

L’eiaculazione femminile è un fenomeno normale, come è normale la sua assenza, di conseguenza è meglio non ingabbiarsi in imbarazzi diffusi quando capita o in sentimenti di delusione quando invece è assente. Se l’allineamento dei pianeti, il destino, la lubrificazione, e la reattività del Punto-G saranno favorevoli avverrà, altrimenti è meglio non pensarci e goderci l’orgasmo, che in fondo è la cosa importante, no?

Se avete qualcosa da aggiungere, smentire o raccontare, scrivetemi.

© Illustrazione di Jim Cooke